Sono ancora qui a scrivervi…

Sono ancora qui a scrivervi…

Ciao a tutti amici miei, molti di voi, forse, ricorderanno la mia storia pubblicata nell’AIPInews n. 33 del 2011. Ebbene, sono ancora qui a scrivervi, e questa volta vi comunico che dovrei esser guarito! Uso il condizionale dato che non ho ancora fatto il primo cateterismo di controllo (lo farò a giugno 2014) ma i primi, blandi, esami, portano a questo responso.

Ricapitoliamo bene dall’inizio però… Qui da me, a Bari, nell’ottobre del 2013 mi fu prescritto il Ventavis, un farmaco da prendere con aerosol, ma mi dissi: “Possibile che, neanche quarantenne, devo prendere ben dodici medicine ed esser legato quotidianamente a questo apparecchio simile all’ossigeno portatile, anche se più piccolo?”. Il giorno dopo contattai il Prof. Galiè in quanto desideravo un suo giudizio in merito e mi rispose: “Vieni che ti ricovero, così ti faccio tutti gli esami”. Nel novembre del 2013, a Bologna, fui ricoverato per cinque giorni e fin da subito iniziai a fare esami su esami a ritmo serrato dalle 8 di mattina alle 7 di sera sotto il controllo dei Dott. Dardi e Dott. Coccolo e sotto la supervisione del Prof. Galiè. Al penultimo esame, conobbi il Dott. Palazzini, che al termine della angiografia toracica, mi disse: “Nella sfortuna di avere l’IP, tu hai l’unica curabile, ma con intervento chirurgico. Ti dovremo aprire il torace e, dopo, delle undici medicine che prendi ne prenderai solo una!” Ero un po’ agitato, perché so cosa significa avere un intervento simile e la lunga convalescenza che comporta, ma felice perché mi disse la parolina magica “guarire”! L’ultimo giorno di ricovero parlai con la cardiochirurga che mi avrebbe operato, la Dott.ssa Martin-Suarez, la quale mi spiegò la procedura e mi tranquillizzò; vedevo in lei una persona molto seria e preparata, e al tempo stesso umana. Mi fidai fin dal primo minuto anche di lei!

Salutai tutti con grande speranza e felicità per la notizia e mi rimisi in auto con mio padre, mia madre e la mia piccola cagnolina, per farmi tutto d’un fiato i 700 km che mi separavano da casa, sapendo che i primi di gennaio mi avrebbero chiamato per l’intervento. La data prevista era stata fissata per il 10 gennaio 2014. Ritornai a Bologna il 19 dicembre per una serie di esami lampo in day-hospital, dove trovai la consueta cordialità, professionalità e gentilezza da parte di tutti!

Trascorsi le feste di Natale e di fine anno con un po’ di ansia, aspettavo la telefonata da un momento all’altro e infine è arrivata… squilla il telefono… era il 2 gennaio 2014. Dalla segreteria della cardiochirurgia mi comunicarono il ricovero per il 7, ma io arrivai solo l’8 (dato che non trovai posto in aereo). Chiusa la telefonata, mi dedicai ai preparativi per andare a Bologna, questa volta, solo con mia madre!

Eccoci a gennaio 2014. Ricordo di aver varcato i cancelli del S. Orsola-Malpighi e, arrivato alla cardiochirurgia, di aver effettuato le procedure di ricovero. Il giorno dopo parlai con la Dott.sa Martin-Suarez e con il Dott. Pacini, che mi illustrarono l’intervento, la durata, i postumi, e tutte le restanti informazioni.

Arrivò il fatidico giorno, il 13 gennaio e che ci crediate o no, io non ricordo nulla di nulla! Ricordo tutto il rito pre-operatorio (depilazione, doccia igienizzante ecc.), ricordo di aver dovuto indossare quel ridicolo grembiulino tutto aperto di dietro (sembravo Benigni ne “Il Piccolo Diavolo”), per poi mettermi a letto ed esser condotto in sala operatoria, ma non ricordo altro! Mia madre mi racconta che l’intervento è durato più di 10 ore, dopodiché sono stato in terapia intensiva per 14 giorni, 10 dei quali intubato (mi estubarono una prima volta, ma i polmoni ancora non riuscivano a scambiare correttamente ossigeno per cui mi intubarono di nuovo).

Rimasi lì ancora per 4 giorni sveglio… Sveglio per modo di dire in quanto inizialmente vedevo cose davvero strane: ero convinto che le altre persone allettate fossero dei manichini per esercitazioni e vedevo dei falegnami costruire porte e mobili in una finestra vicino a me! Non vi dico le risate che ci siamo fatti con mia madre per le mie allucinazioni. A volte le dicevo: “Fammi portare quella roba che mi facevano fumare…mi faceva star bene” e vai con le risate a crepapelle!

Ricordo bene la presenza costante e rassicurante di medici ed infermieri intorno a me; tutto procedeva bene e dopo la terapia intensiva mi portarono in Cardiologia sotto lo sguardo vigile del Prof. Galiè. Lì iniziò la mia ripresa. Ritrovai un paziente che avevo conosciuto nel novembre scorso e fu così che la mia degenza divenne un po’ più “casalinga”; avevo un buon rapporto anche con gli altri pazienti, bravissima gente; con tre di loro ho legato a tal punto da sentirli tuttora per telefono!

La degenza scorreva lenta, ma bene, fino a quando, il primo febbraio, ebbi uno svenimento. Era di sabato, tardo pomeriggio, e i primi a venirmi a soccorrere, dopo il personale infermieristico già presente in stanza per altre cose, furono il Prof. Galiè, il Dott. Dardi e il Dott. Baiocchi (anestesista arrivato di gran corsa dalla Terapia Intensiva dopo che l’infermiera Luana si era precipitata a chiamarlo).

Mi portarono in TIC dove rimasi ben due giorni, ricordo che la domenica mattina venne il Prof a vedere come stavo, ma aveva un maglioncino rosa ed era senza camice. Ritornai così nel suo reparto e proseguii la degenza senza nessun altro problema; mi dissero che lo svenimento era stato solo un episodio, diciamo un piccolo incidente di percorso.

I giorni passavano, pian piano andava meglio e i dottori mi dissero che il 15 febbraio, finalmente, sarei potuto tornare a casa.

Sono felice di potervi raccontare questa esperienza, spero l’ultima, e sono felice di poter elogiare e ringraziare: il Prof. Galiè, il Dott. Palazzini, la cardiochirurga Dott.ssa Martin-Suarez (che passava sempre a vedere come stavo), il cardiochirurgo Dott. Pacini, il Dott. Dardi e il Dott. Fallani, la Dott.ssa Ortelli, la Dott.ssa Busi, il Dott. Pastore, il Dott. Baiocchi, tutti i medici, infermieri ed OSS della CEC, del Pad. 25 e del Pad. 21 del 4° piano (se vi elenco tutti ci impiego una vita). Tutte queste persone mi sono state sempre vicine, con grande cordialità, disponibilità e con una professionalità davvero unica! Con alcuni di loro ho stretto amicizia e ci si sente anche tramite Facebook. Un saluto anche alla Dott.ssa Manes, conosciuta, finalmente, al controllo di marzo 2014 e un grazie anche alla nostra grande Marzia, sempre presente e disponibile!

Vorrei ringraziare mia madre, che è stata sempre con me, mio padre che, nonostante la lontananza, mi è stato sempre vicino ed anche tutti quegli amici che ogni giorno mi hanno sostenuto con le loro telefonate.

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