Dalla ricerca di acque sotterranee a quella di una nuova vita

Dalla ricerca di acque sotterranee a quella di una nuova vita

Come ho scoperto la micro embolia polmonare? Attraverso una diagnosi avuta presso l’Ospedale S. Orsola-Malpighi di Bologna nel luglio 2012. Faceva molto caldo in quei giorni e io mi trovavo in collina, nel mio paese natio, dove ero andato per trovare un po’ di fresco. Durante la notte tra il 3 e 4 luglio, ricordo, non riuscivo a respirare quindi mi alzavo dal letto per andare sul balcone a rinfrescarmi un po’. L’effetto benefico del fresco però durava pochissimo e subito riprendevo a boccheggiare pensando alla familiarità, o meno, di questo problema, dato che mia madre e altri parenti erano venuti a mancare prematuramente.

Il mattino dopo, comunque, la situazione era molto migliorata e io commisi l’errore di non parlarne in casa con nessuno, tanto meno di andare dal mio cardiologo.

Tra alti e bassi sono passati i mesi di luglio e agosto. I primi di settembre però le cose peggiorarono molto, al punto da non riuscire a fare le scale di casa, se non fermandomi una o due volte. Non ero nemmeno più in grado di affrontare quei 500 metri che mi dividono dalla piazza dove andavo a prendere il giornale o a incontrare gli amici.

Il 16 settembre mi recai dal cardiologo che, preoccupato della mia condizione di salute, consigliò a mia figlia Daniela di contattare il Prof. Galiè, presso il reparto di Cardiologia dell’Ospedale S. Orsola-Malpighi di Bologna, specializzato nel trattamento dell’ipertensione polmonare.

Pensavo che dovessero passare almeno sei mesi prima di essere contattato, come è prassi in quasi tutti gli ospedali, ma con grande sorpresa fui contattato due giorni dopo, il 18 settembre e mi fissarono la prima visita per il giorno 16 ottobre 2012.

Con apprensione mi presentai in day hospital e fui accolto dal personale infermieristico con molta professionalità, mi tranquillizzarono su come si sarebbero svolte le prime visite e poi ebbi un primo colloquio col Dott. Palazzini il quale mi confermò che avrebbero dovuto approfondire il mio caso con ulteriori esami e mi diede appuntamento per il 6 novembre. Questo sarebbe servito per avere una diagnosi certa.

I cinque giorni di ricovero furono davvero intensi, con visite, esami e controlli programmati. Una prima terapia con Tracleer, per un mese, prevedeva un controllo dopo 30 giorni. Poi arrivò la terapia definitiva, che includeva anche un anticoagulante; i primi tempi i controlli erano mensili con miglioramenti lenti, ma costanti e con la raccomandazione di perdere peso. Dopo due anni sono sceso da 98 kg a 85 kg, peso registrato nel corso dell’ultima visita a dicembre del 2014. Questi risultati sono stati ottenuti con dieta e camminando per 50 km al mese su tappeto rotante. Io ero molto determinato a raggiungere questo obiettivo, incoraggiato anche dai buoni risultati ottenuti a livello respiratorio e grazie al nuovo stile di vita.

Oggi sono sicuramente un’altra persona, cosciente del mio problema grazie al Prof. Galiè e alla sua grande squadra di medici e infermieri.

Non dimentico certamente la paura che ho provato ai primi sintomi di una malattia che non potevo conoscere e che mi mandava in grande apprensione. Immaginavo cose poco rassicuranti per me e per la mia famiglia. Ora, che sono tornato a stare bene, ho ricominciato a dedicarmi alle mie passioni di pensionato, coltivando il frutteto e facendo marmellate di frutta (prugne, mele, fichi) e salse di pomodoro, con grande soddisfazione di tutti noi.

Inoltre sono tornato a frequentare i cantieri di perforazione per la ricerca di acque sotterranee (è stato il mio lavoro per 40 anni!), anche se ora vado solo in veste di consulente, mi sento gratificato, mi dimentico il mio problema di salute e ho l’opportunità di trasmettere la mia esperienza ai nuovi operatori della ditta.

Desidero ringraziare di tutto cuore il Prof. Galiè e il suo staff dell’Ospedale S. Orsola-Malpighi di Bologna, che continuano a seguirmi per i miei appuntamenti semestrali. Con infinita riconoscenza e grande stima abbraccio idealmente tutti con affetto.

di Maurizio Schiavi

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