Il fiato corto

Il fiato corto

Ciao sono Giovanni Angelini, ho 54 anni e la mia conoscenza con l’IP è iniziata così… con il fiato corto, sempre più corto.
Giugno 2012. A causa di continui malesseri dovuti a un forte senso di affaticamento e dolori localizzati prevalentemente al petto, mi recai dal mio medico di famiglia per una visita di controllo al fine di capirne le cause; lo stesso dopo un’attenta visita mi prescrisse un elettrocardiogramma che però risultò negativo. Per i medici godevo di ottima salute, quindi, nonostante continui malesseri, cercai di rassicurarmi, senza far caso a quei dolori, ai capogiri che, anche se in modo lieve, continuavano ad aumentare. Terminare una rampa di scale era diventata un’impresa praticamente impossibile, arrivavo ad avvertire un senso di soffocamento che in alcuni casi degenerava fino allo svenimento. Pian piano subentrava in me uno stato di angoscia e preoccupazione, poiché anche i lavori più leggeri e banali diventavano pesanti come macigni.
Dicembre 2012. In seguito all’ennesimo malessere, decisi di rivolgermi nuovamente al mio medico di famiglia che mi prescrisse un ecocardiogramma. L’esito di quell’ecocardiogramma non lo saprò mai perché il 3 marzo 2013 venni ricoverato d’urgenza nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale Santissima Annunziata di Sassari per un’embolia polmonare.
La mia degenza, durata ben sedici giorni, si concluse con una diagnosi di sospetta Ipertensione Polmonare e una cura farmacologica mirata di trenta giorni. Terminata la terapia, dalla quale non trassi il ben che minimo beneficio, mi sottoposi a ulteriore visita di controllo che confermò il fallimento della stessa. Furono gli stessi medici a consigliarmi di prendere i contatti con il centro d’eccellenza per la diagnosi e la cura dell’IP presso l’Ospedale S. Orsola-Malpighi di Bologna. Fu lì che, con piacere, il 21 maggio 2013 conobbi il Prof. Galiè, in qualità di responsabile dell’Unità per l’Ipertensione Polmonare; dopo circa una settimana di controlli, analisi, esami approfonditi, durante i quali sono stato letteralmente rivoltato come un calzino, mi confermarono la diagnosi. Ero affetto da ipertensione polmonare con cuore polmonare tromboembolicoa e la mia condizione era agevolata dal mio “buono stato” di salute; infatti per il Prof. Galiè e la sua équipe ero un paziente idoneo ad affrontare un intervento di tromboendoarterectomia polmonare. Ma cos’è questa endoarterectomia? È l’intervento che mi ha salvato la vita. Considerato il fatto che la malattia aveva drasticamente ridotto la mia aspettativa di vita, se non l’avessi affrontato mi sarebbe rimasto da vivere solo qualche anno; fu un brutto colpo per me, fino a quel momento non avevo mai varcato la soglia di un ospedale se non per fare visita ad altre persone. Me ne tornai a casa con una diagnosi che pesava più di un macigno sulle spalle, ma con la speranza che, affrontato l’intervento, sarei guarito.
Qualche giorno più tardi fui contattato dal Dott. Palazzini che mi confermò la data dell’intervento, il 7 giugno 2013; una notizia che per molti rappresentava la guarigione, era vissuta da parte mia con paura, ansia e profonda tristezza. L’intervento durò circa otto ore, al termine del quale fui trasferito nel reparto di rianimazione per cinque lunghi giorni; andò tutto benissimo, il post operatorio fu innegabilmente duro, ma ogni giorno che passava rappresentava sia per i medici che per me un miglioramento oltre le aspettative. Per questo non posso che ringraziare la Dott.ssa Suarez, medico di grande umanità e di accertata professionalità. Il mio soggiorno post operatorio al S. Orsola-Malpighi è durato circa quaranta giorni, trascorsi i quali sono rientrato a casa e pian piano ho ripreso a “vivere”. Sono passati diciannove mesi dall’intervento e per ora tutto sembra procedere per il meglio. Due volte l’anno eseguo le visite di controllo al S. Orsola-Malpighi.
Colgo l’occasione per ringraziare tutto il personale (medici, anestesisti, infermieri…) che hanno collaborato alla buona riuscita dell’intervento e del periodo post operatorio. Un caro saluto va agli amici conosciuti al S. Orsola-Malpighi che come me sono entrati li dentro con il “fiato corto”.

di Giovanni Angelini

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